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Convegno sulla fertilità

ENPAB: a Pontecagnano il confronto sulla legge Lo Presti

II 30 settembre scorso si è tenuto a Pontecagnano, in provincia di Salerno, presso il CRA-ORT, Centro di Ricerca per l'Orticoltura del CNR, il convegno "La Sicurezza e l'lgiene Alimentare - l'ENPAB e la tutela del Biologo Professionista", con assegnazione di 6 crediti formativi.

Si è trattato del primo convegno realizzato dall'ENPAB nell'ambito di una più ampia programmazione che prevede almeno un evento per ogni regione italiana.

 

 

 

 

LO SCORPIONE ROSSO E LA RICERCA SUL CANCRO

LO SCORPIONE ROSSO E LA RICERCA SUL CANCRO

Il cancro è una malattia antica come l'uomo; definita, catalogata, studiata, fonte d' interesse da epoche immemorabili, verso la quale gli uomini hanno dispensato tutto il flusso di conoscenza accumulato durante la Storia della Medicina in diverse epoche e momenti dello sviluppo dell'Umanità.
In primo luogo, attraverso lo studio delle Piante e attraverso altri prodotti naturali, che successivamente diedero origine a sostanze chimiche naturali e ad altre sostanze che furono create artificialmente dall'uomo, con un maggiore o minore grado di elaborazione industriale (Medicine) fino ad arrivare all'uso della forza Atomica (radiazioni ionizzanti). Quest'ultima ha cercato di alleviare, migliorare e allungare la vita di milioni di persone che ne hanno sofferto e ne continuano a soffrire,con differenti e, per la maggior parte delle volte, incerti successi nel suo impiego, grazie ai quali il cancro ha conservato fino ai nostri giorni il criterio medico di Malattia Incurabile.

Sono numerosi i progressi nella Diagnosi e nel Trattamento delle Malattie Maligne, ma la cosa sicura è che, nonostante tutto quello che si è raggiunto, la prognosi e il trattamento del Cancro continuano ad essere incerti, avendo come Obiettivi basici:

1. Migliorare la Qualità di Vita

2. Aumento della sopravvivenza.

3. Evitare la ricomparsa dei tumori maligni.

ICTUS: presto disponibile una nuova molecola

(AGI) - Milano, 11 mar.- Sono 200.000 gli italiani colpiti ogni anno da ictus cerebrale che, spesso, vanno incontro a grave disabilita' permanente. Nel 25% dei casi, la causa e' la fibrillazione atriale che si manifesta con sintomi di affaticamento, irregolarita' del battito cardiaco, palpitazioni, dispnea. Arriva presto una nuova molecola per prevenire l'ictus e combattere i danni della fibrillazione atriale. L'anticoagulante orale rivaroxaban sara' disponibile entro l'estate per la profilassi del tromboembolismo venoso negli interventi di chirurgia protesica ortopedica maggiore di anca e ginocchio. "Il 5% dei pazienti con fibrillazione atriale - afferma il prof. Diego Ardissino, direttore dell'Unita' Operativa di Cardiologia dell'Azienda Ospedaliera Universitaria di Parma - va incontro a un evento tromboembolico. La malattia colpisce in egual misura donne e uomini e tende a diventare sempre piu' frequente con l'aumentare dell'eta': una persona su tre, superati gli 80 anni, ne soffre. Per anni la comunita' cardiologica si e' impegnata nella ricerca di un nuovo anticoagulante che potesse superare le difficolta' d'impiego e di gestione dell'attuale terapia anticoagulante con dicumarolici". Entro l'estate 2009 sara' in commercio anche in Italia rivaroxaban, una molecola di nuova concezione, a somministrazione orale, con l'indicazione nella prevenzione del tromboembolismo venoso (TEV) in chirurgia ortopedica protesica maggiore di anca e ginocchio. Rivaroxaban, con l'efficacia dimostrata nel ridurre il rischio tromboembolico nella trombosi venosa profonda, ha la potenzialita' di rivoluzionare anche la terapia dei pazienti a rischio tromboembolico nella fibrillazione atriale. "Infatti il meccanismo alla base della formazione del trombo venoso - spiega Antonio Carolei, professore ordinario di Neurologia all'Universita' degli Studi dell'Aquila - e' identico a quello che porta alla formazione del trombo arterioso. La nuova molecola potra' quindi garantire importanti vantaggi anche alle persone con fibrillazione atriale. Tale indicazione e' attualmente in studio nel progetto ROCKET-AF". Con rivaroxaban i pazienti colpiti da questo disturbo non dovranno piu' sottoporsi a controlli frequenti per "aggiustare la dose" e avranno a disposizione un anticoagulante orale efficace in dose fissa.

GUIDARE CON INFLUENZA E' COME BERE DOPPIO WHISKY

(AGI) - Roma, 31 gen. - Guidare con l'influenza o con un brutto raffreddore e' azzardato quanto mettersi al volante dopo aver bevuto un doppio whisky. A rivelarlo, una ricerca commissionata dalla Lloyds Tbs Assicurazioni, secondo la quale condizioni di salute instabili possono influenzare negativamente la guida, abbassare la concentrazione e rallentare i riflessi. Lo studio e' stato condotto su un centinaio di automobilisti, di cui una meta' 'sana' e un'altra affetta da raffreddore, stress o mal di testa. In particolare, i test in un simulatore hanno mostrato un rallentamento dei riflessi dell'11 per cento, che equivale ad aggiungere 2,3 metri sulla normale distanza d'arresto su 96 metri percorsi a una velocita' di circa 110 km orari. Un altro sondaggio commissionato da gruppi di assicurazioni britanniche ha rivelato che su 4.000 persone intervistate, 22 sono risultate vittime di incidenti mentre erano al volante raffreddati o addirittura febbricitanti. La societa' YouGov autrice del sondaggio ha stimato che il dato, rapportato ai 33,5 milioni di adulti che guidano l'auto nel Regno Unito, dimostrerebbe che 125.000 incidenti l'anno scorso in Gran Bretagna sono stati causati da automobilisti con l'influenza. E ha avvertito che i sintomi influenzali al volante non vanno sottovalutati, soprattutto se si sono presi dei farmaci per attenuarli. La portavoce della societa', Paula Llewellyn, non ha dubbi: "Gli automobilisti ammalati causano ogni anno migliaia di incidenti". Basta pensare alla pericolosita' degli starnuti, che ci fanno chiudere gli occhi anche solo per una frazione di secondo. Per chi si mette in viaggio in cattive condizioni di salute, meglio dimostrare buon senso e pensare a soluzioni alternative (l'autobus, il treno).

IL SEGRETO PER VIVERE A LUNGO? LAVORARE SODO

Londra, 5 gen. - Una delle tante conferme e' di questi giorni: la portoghese Maria de Jesus, grande lavoratrice, e' morta venerdi' scorso a 115 anni dopo aver sgobbato fino all'ultimo nella sua fattoria, con una vita costellata di sveglie all'alba e priva di vizi. Il segreto, secondo gli scienziati dell'Universita' della California che hanno promosso lo studio, pubblicato dall'American Psychological Association journal, e' proprio nell'assenza dei vizi: lavorare duro, avere ritmi regolari, frequentare sempre le stesse persone, puo' non essere il massimo come qualita' di vita, ma rende statisticamente molto piu' improbabile che ci si imbatta in droghe, alcol, orari irregolari, "avventatezze" che possono mettere a repentaglio la salute. Le parole d'ordine per una lunga vita, secondo gli scienziati, sono insomma serieta' e disciplina. "Non solo le persone piu' coscenziose - conferma il professor Howard Friedman, che ha guidato la ricerca - hanno abitudini piu' salutari e con meno rischi, ma vivono anche in ambienti piu' sani, con un lavoro stabile e solide relazioni umane". Tanto piu', avverte Friedman, se ci si sposa, rendendo stabile anche la vita sentimentale oltre che quella lavorativa. Tuttavia, rassicura lo scienziato, "essere coscienziosi, industriosi e ambiziosi non significa necessariamente essere grigi, seri e privi di senso dell'umorismo". Anche se il sospetto rimane.

FUMO: PARTICELLE TOSSICHE FANNO MALE AI BAMBINI

Washington - Ed i piu' esposti sono i figli dei fumatori, anche semplicemente se un fumatore prende in braccio il suo bambino e lo mette a contatto con le sostanze nocive, anche se non sta fumando. Un'osservazione simile e' stata fatta alcuni anni fa anche dal Centro di ricerche oncologiche tedesco, che ha avvertito come le sostanze emesse dal fumo accorcino il sonno dei neonati.

IMPOTENZA: LO SPORT RIDUCE IL RISCHIO

(AGI) - Vienna - Bruciare almeno 4.000 chilocalorie la settimana contribuisce a ridurre i rischi di impotenza dell'83 per cento. E' il risultato di una ricerca messa a punto da medici austriaci guidati dall'urologo Christian Kratzik. I dettagli dello studio saranno presentati nella terza settimana di giugno in una conferenza stampa a Vienna. La ricerca e' stata svolta su 674 uomini di eta' compresa tra i 45 e i 60 anni, che si sono sottoposti ad analisi urologiche e ormonali e hanno poi compilato un questionario sulle proprie attivita' sessuali e sportive.

Svelato uno dei misteri della vita!

(AGI/Istituto Mario Negri) - Milano - I programmi di esercizio fisico aerobico mirati ad aumentare il tono cardiovascolare possono influire positivamente anche sulle funzioni cognitive. Secondo una recente revisione Cochrane, infatti, l'attivita' aerobica aiuta a migliorare la velocita' di pensiero, l'abilita' manuale, e la capacita' di concentrazione visiva e uditiva. I ricercatori della Cochrane Collaboration sono giunti a questa conclusione dopo aver esaminato i risultati di 11 studi clinici sugli effetti dell'esercizio fisico. In tutti questi studi i partecipanti, adulti sani sopra i cinquantacinque anni, mostravano, infatti, un aumento di almeno un aspetto delle funzioni cognitive. Secondo gli autori, del gruppo di ricerca su salute e stili di vita dell'University of Applied Sciences di Utrecht nei Paesi Bassi, quello osservato in ulteriore beneficio che si aggiunge agli altri e gia' en noti effetti positivi dell'esercizio fisico". Sono ora necessari studi di dimensioni maggiori per verificare se gli stessi benefici siano conseguibili con qualsiasi tipo di esercizio fisico o se, invece, sia fondamentale la componente aerobica".